Fondo nazionale per l'efficienza energetica

Fondo nazionale per l’efficienza energetica, lo stato dell’arte illustrato in un convegno promosso da FIRE e Federesco

Il Convegno dedicato al Fondo nazionale per l’efficienza energetica, organizzato da FIRE e Federesco, si è svolto a Roma il 13 marzo scorso, ed è stato molto utile per evidenziare le opportunità, ma anche le criticità, di questo strumento legislativo.

Cos’è il Fondo nazionale per l’efficienza energetica

Ricordiamo che nel DM Sviluppo economico 22 dicembre 2017 sono state individuate priorità, criteri, condizioni e modalità di funzionamento del Fondo nazionale per l’efficienza energetica istituito dall’articolo 15 del Dlgs 102/2014.

Questo strumento di incentivazione finanziaria, rivolto a imprese, ESCO e amministrazioni pubbliche, è stato concepito per agevolare gli investimenti in misure di efficientamento energetico di edifici, processi industriali, reti di teleriscaldamento, impianti termici e sistemi di illuminazione pubblica.

Ha una dotazione finanziaria di 185 milioni di euro, che saliranno a 310 milioni nel 2020, destinata per il 70% ai finanziamenti a tasso agevolato e per il 30% a fondo di garanzia.

Uno strumento per il raggiungimento degli obiettivi nazionali di efficienza energetica

Come ha evidenziato uno dei relatori, il direttore della FIRE Dario Di Santo, “Il raggiungimento degli obiettivi al 2030 non sarà semplice, anche perché buona parte degli interventi riguarderà la riqualificazione energetica degli edifici e il sistema elettrico; ma il Fondo potrà aiutare a movimentare i capitali privati necessari, riducendo il costo di accesso al credito e aumentando l’effetto leva degli investitori. Va inoltre a rafforzare i vari strumenti di incentivazione in essere – Certificati Bianchi, Conto termico e Detrazioni fiscali”.

I punti deboli dello strumento

Un limite – come riportato nel comunicato stampa del convegno- è la dotazione iniziale. Per quanto ci sia un effetto leva, stimato pari a 5,5 (ossia per ogni euro messo a disposizione dal fondo saranno mobilitati 5,5 euro di investimenti), è chiaro che più risorse finanziarie saranno a disposizione del fondo, più lo strumento risulterà impattante”.

Altre criticità sono state rilevate da Elena Bruni di Confindustria, per la quale sarebbe “preferibile allargare la platea dei beneficiari, comprendendo tutti quei soggetti che vorranno operare sul mercato dell’efficientamento energetico, come, ad esempio, le imprese di costruzioni“. Una certa insicurezza desta anche la quantificazione del risparmio addizionale “Questo espresso riferimento alla disciplina dei TEE  –  sottolinea la Bruni -, non avendo ancora un quadro definito e chiaro anche dal punto di vista operativo, suscita un po’ di preoccupazioni”.